Il 23 maggio 1992 avevo 15 anni. Quando i telegiornali comunicarono la notizia della strage di Capaci avevo compreso la gravità dell'accaduto e l' enormità della perdita, ma sapevo poco del Giudice Giovanni Falcone. Oggi, a distanza di centinaia di pagine lette sulla sua storia e la sua persona, mi sembra quasi di conoscerlo il dottor Falcone. È l amicone del gruppo, il punto di riferimento dei colleghi e l'anima dell'intera squadra di lavoro. Anche nei momenti più difficili non gli manca la battuta allegra, con Paolo Borsellino e gli altri amici del pool, che smorza le tensioni e infonde buonumore. Anche le simpatiche paperelle - in parte poggiate sulla scrivania sita in una delle stanze del bunkerino allestito nel Palazzo di Giustizia in cui il giudice trascorre intere giornate, per anni - fanno la loro parte. Giovanni Falcone è un uomo entusiasta e passionale, in ogni circostanza. Perché crede nelle cose che fa e nelle persone che lo circondano. Quando incontra Francesca se ne innamora e la conquista, nonostante le molteplici difficoltà legate a entrambi. Anche quando incontra la mafia decide di combatterla. E così per la prima volta la identifica e la smaschera. Dopo interi decenni, si può finalmente parlare di mafia come di un fenomeno associativo organizzato con una sua precisa caratterizzazione. Eppure, nonostante i risultati raggiunti, Falcone non ha mai ricevuto quei riconoscimenti professionali che gli si dovevano. O forse proprio i risultati ottenuti gli hanno fatto da ostacolo. Neanche le forti delusioni però, sono riuscite ad annientare né a sconfiggere la passione del magistrato più tenace d'Italia che col suo esempio ci accompagna, sempre, ogni giorno. Oggi, a distanza di 31 anni, mi piace immaginarlo qui, a Roma, la mattina di quel sabato 23 maggio. Una passeggiata con Francesca, magari a Campo de Fiori prima di ripartire verso la sua amata Sicilia... Avrei davvero voluto conoscerlo il dott. Falcone.
Immagine: annalisaceolin /14233984776/flickr
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